COME
ACQUISTARLO E COME CONSERVARLO
Il mercato propone una infinita
quantità di oli vegetali.
Esistono oli di semi di varia provenienza, alcuni di buona fattura, altri
ottenuti da materia prima non qualitativamente valida e con lavorazioni
che ne compromettono le qualità organolettiche.
Non bisogna demonizzare questi oli anche se bisogna "dare a Cesare
quel che è di Cesare".
L'olio di oliva in generale è il condimento ideale specie per la
nostra cucina mediterranea, diventata ormai "universale" per
tutti i buongustai dei cinque continenti.
Non volendo parlare di tutti i tipi di ohi di oliva prendiamo in esame
solo quello "extravergine", etichettato così dalla legge.
Innanzitutto viene definito come tale l'olio di oliva vergine di gusto
perfettamente irreprensibile la cui acidità espressa in acido oleico
non può eccedere 1 g. per ogni 100 g. di olio.
Per chiarire meglio è necessario ripetere cosa sentenzia la legge
a proposito di "oli di oliva vergini": sono "oli ottenuti
dal frutto dell'olivo mediante processi meccanici o altri processi fisici,
in condizioni segnatamente termiche, che non causano alterazioni dell'olio,
e che non hanno subito alcun trattamento diverso dal lavaggio, dalla decantazione,
dalla centrifugazione e dalla filtrazione, esclusi gli oli ottenuti mediante
solvente o con processi di riesterificazione e qualsiasi miscela con oli
di altra natura".
Ora la legge, e ciò è chiaro e non deve suscitare polemiche
o prese di posizione, non aiuta la qualità dell'olio di oliva extravergine
poiché essa si limita a definire alcuni parametri elementari:
- Il grado di acidità oleica espressa
in percentuale (1 grammo massimo di acidità nel caso dell'olio
extravergine);
- deve essere perfettamente irreprensibile come
gusto (ci mancherebbe altro che un olio di buona qualità avesse
gusto sgradevole o comunque negativo);
- l'olio vergine deve essere ottenuto con mezzi
meccanici (sappiamo che i mezzi chimico-fisici ne alterano la struttura
e le qualità organolettiche: vedi gli oh rettificati o estratti
con solventi);
- non deve essere ottenuto appunto da estrazione
con solventi;
- non deve essere ottenuto con processi di riesterificazione
e non deve essere miscelato con oli di altra natura.
Ora mi sembra che quanto esposto dalla
legge è il minimo che si possa chiedere ad un prodotto che vuole
essere genuino e qualitativamente valido.
Purtroppo la legge non prevede alcuni parametri molto importanti e a volte
determinanti per la qualità di un olio.
Non viene specificato in etichetta il luogo di provenienza, il tipo di
lavorazione (se con molazze in pietra o con altri sistemi di frantumazione
ed estrazione) e se è ottenuto da una prima o seconda o unica spremitura;
non si accenna minimamente alle cultivar o varietà di olive utilizzate,
non è previsto l'anno di produzione (relativo alla raccolta che
può essere a cavallo tra un anno e l'altro poiché il raccolto
inizia spesso a Novembre e termina a Gennaio o anche oltre).
Non viene descritto l'habitat che ospita gli olivi dai cui frutti è
prodotto l'olio (l'olio di pianura è certamente meno nobile di
quello prodotto in collina).
Non ci vengano a dire che sono elementi poco importanti e comunque non
determinanti il livello qualitativo del prodotto finale.
Certo sono elementi che non possono apparire tutti in etichetta: sarebbe
troppo difficile per il consumatore interpretare ogni elemento.
Solo un disciplinare apposito che, come per i vini, indichi tutte queste
caratteristiche di pregio può garantire il consumatore.
La controetichetta, che dovrebbe essere non facoltativa ma esplicativa
di ogni situazione, potrebbe essere l'altra faccia che elenchi gli elementi
positivi che determinano le differenti qualità organolettiche.
Purtroppo, complici alcuni scienziati, si è tentato di uniformare
l'olio di oliva indipendentemente dalle sue "verginità"
e dalle sue origini e qualità intrinseche lasciando il merito qualitativo
solo al contenuto "oleico" dell'olio.
Esistono differenze anche nei grani duri che sono la materia prima della
pasta, immaginiamo se non esistono differenze nelle diverse "naturalità"
degli oli extravergini e non.
Sul mercato esistono varie proposte; centinaia di etichette.
Oli extravergini di provenienza industriale, artigianale o contadina.
Non lasciamoci ingannare dall'apparenza, cioè dalla forma del contenitore,
dall'etichetta più o meno semplice o vistosa: quello che conta
è il contenuto e la garanzia offerta da chi produce e imbottiglia
l'olio di oliva.
Abbiamo detto in altra parte del volume, che l'olio prodotto in Italia
e nel mondo solo in parte può essere considerato extravergine (con
caratteristiche che rispettino i parametri di legge). Molto dell'olio
prodotto deve essere reso commestibile attraverso lavorazioni chimico-fisiche,
oppure raffinato o rettificato.
L'Italia, ha prodotto nel 1989 circa 5.781.300 quintali di olio di pressione,
mentre nel 1990 ne ha prodotto 1.700.000 quintali.
Nel 1989 ha importato 2.141.990 quintali di olio di oliva e 370.000 quintali
di olio di sansa mentre nel 1990 ha importato (a causa della minor produzione
nazionale) 3.281.868 quintali di olio di oliva e 408.943 quintali di olio
di sansa.
Mediamente nel 1989 e 1990 sono stati esportati circa 1.200.000 quintali
di olio per ogni anno.
Salta evidente che i consumi di olio di oliva in Italia sono stati per
il 1989 circa 6.630.000 quintali mentre per il 1990 circa 4.000.000.
Si può immaginare che solo una percentuale di questa massa di olio
rientra nella categoria dei vergini o extravergini ma il consumatore non
viene informato che spesso la maggior parte dell'olio di oliva consumato
in Italia, almeno in alcune annate (vedi il 1990) è di provenienza
straniera (Spagna, Grecia, Tunisia, Marocco, ecc.) poiché sulle
etichette specie degli extravergini prodotti dalle aziende industriali
si lascia intendere che la produzione è nazionale (Toscana, Ligure,
Sabina, Umbra o Pugliese).
L'Italia ha la più attrezzata industria per la lavorazione delle
olive e per l'estrazione dell'olio, pertanto si importano spesso temporaneamente
oli che vengono trattati per essere poi riesportati nei paesi di provenienza.
Sul mercato abbiamo detto esistono centinaia di etichette e una infinita
gamma di prezzi e quindi di qualità, anche se non sempre ad un
prezzo superiore corrisponde una relativa qualità. Vi è
certo allineamento tra le marche più conosciute e che detengono
la maggiore quota di mercato sia per gli oli di oliva che per gli extravergini.
Alcune aziende, leader in campo mondiale nella produzione di olio di oliva,
commercializzano anche una piccola quantità di olio extravergine
per utilizzare l'immagine che deriva da questa tipologia commerciale del
l'olio.
Dico subito che spesso un olio definito "industriale" è
migliore di tanti altri oli, sia d'oliva che extravergini d'oliva, spacciati
come oli di provenienza semiartigianale ma che in realtà sono oli
extravergini di pessima qualità e che male appena superano i parametri
di legge.
Se non altro le aziende specializzate hanno dalla loro la possibilità
di assicurarsi una buona materia prima contendendola sul mercato ad altri
meno preparati e pagandola anche di più. Certamente solo l'olio
naturale extravergine, dico naturale perché non miscelato con oli
extravergini di altra provenienza e garantito da un Ente, da un Consorzio,
da un'Associazione di produttori o da un Ente Pubblico, prodotto in determinate
zone con olive selezionate e di prima qualità, e con lavorazioni
attente e scrupolose, magari da una prima pressione soffice, può
essere definito un grande olio di qualità pregiata al di là
delle sue risposte organolettiche che possono essere le più disparate
sia come profumi che come gusti.
Esistono anche nella Grande Distribuzione (Supermercati o negozi associati)
oli extravergini d'oliva di prezzo e qualità abbastanza elevati
ma non esiste una scala di valori e quindi una relativa scala dei prezzi
che possano rendere affidabile ogni etichetta di olio extravergine.
Esistono ad esempio alcuni produttori che vendono a prezzi elevatissimi
(anche a 15 € la bottiglia) il loro olio prodotto secondo le regole
tradizionali e che approfittano del successo del loro olio per vendere
sotto la stessa etichetta oli di altra provenienza facendoli passare come
olio del "proprio convento".
Non si tratta di truffa ma certamente di un piccolo espediente per spuntare
prezzi più alti poiché lo stesso olio venduto magari da
un altro imbottigliatore e con altra etichetta spunta prezzi che sono
la metà.
Diciamo subito che si possono accettare, come per il vino, più
categorie di olio per quanto concerne il rapporto qualità-prezzo.
Una prima categoria è l'olio extravergine prodotto da una industria
seria e affidabile che imbottiglia un prodotto che è frutto di
lavorazioni accurate e specialistiche, e di miscelazioni di oli di diversa
provenienza.
Una seconda categoria, oli sempre di provenienza industriale, la cui origine
è garantita dall'azienda se la stessa è affidabile da questo
punto di vista.
Una terza categoria di oli provenienti da lavorazioni artigianali o comunque
non industriali ottenuti nel rispetto di alcuni parametri qualitativi
sia come materia prima che come lavorazione da olive di sicura provenienza.
Una quarta categoria (la più pregiata) con varie sfumature e diversità
che riguarda oli extravergini la cui origine è garantita dal frantoiano
o dall'imbottigliatore e tutelata da un organismo (Ente, Associazione,
Comitato, Consorzio ecc.).
Si tratta in questo caso di olio di pregevole fattura e i prezzi per le
quattro categorie possono essere diversi ma senza escursioni troppo elevate;
il rapporto può essere lineare con una proporzione circa di 1 a
4 agli estremi (esempio: 3-3.50 €, 5-6 €, 7.50-9 €; 12-13
€).
Non fatevi ingannare né dal prezzo, ne dalla pubblicità
sul punto vendita, né dall'etichetta: dovete a vostre spese apprendere
i segreti per capire la qualità.
Iniziate a prenderne una bottiglia di campione e degustarlo nel modo seguente:
- 1) innanzitutto l'olio deve essere, se non è
filtrato e di recente produzione, di colorazione ambrata, leggermente
opaco, con una fluidità normale; oppure verde oliva, verde oro,
dorato con varie sfumature ma non certamente dorato pallido, né
verde intenso lucente che può denotare una colorazione artificiale
o comunque caratteristica di oli non pregiati.
- 2) mettetene poche gocce su un cucchiaio da
cucina ben pulito che non sappia di detersivo e non sia stato maneggiato
con mani esudorate e provate ad annusarlo; il profumo deve essere fresco
caratteristico dell'olio di oliva. Se non avvertite alcun profumo o
peggio se avvertite odori sgradevoli non abbiate timore: si tratta di
un olio di qualità scadente.
- 3) cercate di degustarlo sempre prendendolo
dal cucchiaio. Basterà che ne ingurgitiate alcune gocce e cercate
di trattenerlo nella bocca prima di farlo scendere in gola.
Sentirete se il gusto o sapore è
buono, se ha gusto sgradevole, se la sua acidità è tale
da essere accettabile per voi.
Dovrete ravvisare un senso di vivacità e freschezza oltre che una
sensazione gustativa piacevole ed invitante.
Se capite che ci sono gusti o leggeri risvolti poco piacevoli non abbiate
scrupoli; anche qui si tratta di un olio non pregiato.
4) fate la prova con un po' di pane o una patata bollita calda e versateci
sopra un po' di olio; degustatelo e cercate di capirne la vera essenza:
se supererà queste prove positivamente; l'olio che avete scelto
fa per voi, altrimenti provatene un'altra marca.
Ricordatevi che un olio pagato molto, spesso può essere ben pagato
poiché il suo valore è nella infinita gamma di risposte
organolettiche che solo un preparato degustatore può individuare.
Ricordatevi pure che non è il prezzo che fa la qualità ma
è la qualità che giustifica il prezzo.
Dopo aver comperato l'olio (non esagerate come quantità), se non
avete un luogo giusto dove conservarlo, preoccupatevi di metterlo in condizioni
di non degradarsi a causa di situazioni ambientali negative.
L'olio tenie la luce, il calore, e soprattutto l'aria.
Quindi riponetelo nel luogo più buio della vostra casa, meglio
se in cantina al fresco, lontano da fonti di calore (quindi non in cucina),
in recipienti che garantiscono una perfetta tenuta; bottiglie, contenitori
in vetro o acciaio inox.
Lasciate sempre l'olio tappato e cercate di far si che una volta iniziato
un recipiente, esso sia protetto dall'aria.
Evitate di conservare l'olio in un grande recipiente affinché una
volta iniziato non rimanga per molto tempo una superficie estesa di olio
a contatto con l'aria. L'ideale sarebbe averlo in bottiglie da un litro
o poco più, da consumare presto prima di aprirne una nuova.
Non miscelate un olio extravergine con un altro olio per cercare di dimezzare
i costi: non fate un buon affare poiché ridurrete drasticamente
la qualità pregiata dell'olio migliore.
Abbiamo già detto che l'olio di oliva è un prodotto "stagionale"
va quindi consumato entro l'anno dalla produzione: non che succede qualcosa
di negativo per la salute ma l'olio fresco, di annata, mantiene intatte
o quasi, le caratteristiche organolettiche di partenza per cederle poi
con il passare del tempo: ciò che rimane è sempre una buona
razione oleica ma certamente non è più un grande olio extravergine
di qualità pregiata.
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